venerdì 29 luglio 2011

Esperienze al nido - 2: La psicomotricità

Io, figlia di una maestra elementare, sento parlare di psicomotricità fin da quando ero bambina. Non avevo mai capito di cosa si trattasse con esattezza: immaginavo che i bambini a scuola facessero una specie di sport, chessò, una ginnastica pensata, o un pensare ginnasticoso. Anche perchè mi risultava difficile figurarmi mia madre che correva per la palestra o faceva gli addominali. E chi la conosce sa perchè.



Quando all'inizio dell'anno scolastico le educatrici di Fagiolina ci presentarono gli ambienti e le attività quotidiane del nido, posero grande enfasi sulla "Stanza magica": una grande sala piena di tappetoni, cuscini, stoffe, cordicelle, palle di ogni dimensione, dove i bambini sono liberi di scatenarsi e sfruttare liberamente tutto lo spazio e i materiali a loro disposizione. Nella Stanza magica si può correre, ballare, strillare, fare le capriole per terra e stare scalzi: bisogna rispettare le uniche regole di non farsi male e di non farne agli altri. Successivamente, i bambini sono invitati a rilassarsi e riposare; quindi si dedicano al disegno. Fagiolina, da bimba selvatica quale è, ha mostrato subito una particolare predilezione per la Stanza magica, e sia dalle sue parole che da quelle delle maestre abbiamo constatato che era uno dei suoi momenti preferiti al nido. Io ho sempre pensato: "Però, furbille 'ste maestre! Li fanno scatenare per bene, così poi i bimbi, almeno per un po', se ne stanno tranquillini!".
E invece no.
Non si tratta di una furbata. Si tratta proprio della famosa psicomotricità.
Ho avuto l'illuminazione grazie, ancora una volta, al libro dei lavori di Fagiolina. La Stanza magica mi si è rivelata quindi come uno strumento educativo molto potente. In fondo, bastava che leggessi con maggiore attenzione il progetto educativo* che il nido ci aveva fornito ad inizio anno: c'era scritto tutto!

Psicomotricità
Il metodo psicomotorio favorisce il processo di identità e crescita del bambino utilizzando:
  1. il gioco, dove tutto può essere sperimentato e dove ognuno può scegliere le soluzioni più adatte alla realizzazione di sé;
  2. il corpo, come sede della comunicazione non verbale, protagonista dello sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale.
La psicomotricità attraverso l’osservazione e le conoscenze delle tappe di sviluppo del bambino e le problematiche ad esse relative entra con tatto nel gioco del bambino, aiutandolo se necessario nell’evoluzione delle sue problematiche.
Le attività di psicomotricità avvengono attraverso l’utilizzo di oggetti e materiali particolari: materie morbide e dalle forme indefinite, quali stoffe e cuscini; palle di diverse dimensioni, consistenze e colori; corde di diverse lunghezze e consistenze; cerchi di diverse dimensioni; tubi o “bastoni” sia rigidi che morbidi;“materiale da costruzione”, ovvero cubi, parallelepipedi e cilindri che permettono di dar forma a paesaggi e scenari fantastici.
La psicomotricista annota le fasi più significative del vissuto  di ogni bambino.
Alla fase di gioco in movimento segue una fase di rielaborazione grafica per condividere le esperienze vissute e stimolare la coscienza rispetto ai messaggi che ognuno veicola con i propri gesti e comportamenti coscienti o inconsci; per questo al termine della seduta il bambino depone le emozioni del suo vissuto con il disegno.

Sfogliando il librone di Fagiolina ecco i commenti delle educatrici ai disegni fatti dopo la "seduta" di psicomotricità:
A settembre:
"Utilizza tutto lo spazio della stanza magica, gioca soprattutto con le stoffe, le piace farsi dondolare sulla palla grande e farsi coccolare. Ha quasi sempre un'espressione sorridente [...] Disegna con impegno e scegliendo accuratamente i colori [...]"

Stavano per arrivare parecchi cambiamenti. Ecco cosa scriveva Roby tre giorni dopo la nascita di Nanetto (io ero ancora in ospedale):
"Insiste per entrare nella stanza magica e la accontento. Inizialmente gioca con le stoffe, poi si rotola sui cuscinoni. Mi cerca per salire sulla palla grande e per farcela dondolare sopra. Ogni tanto è infastidita da una bambina, ma non si difende come ha fatto altre volte, scoppia subito a piangere. Provo a suggerirle di reagire, di rispondere che non vuole all'altra bambina, ma sembra più abbattuta, così per oggi decido di difenderla, ed intervengo quando la vedo in difficoltà [...] durante il riposo si sdraia su un cuscino e si copre con una stoffa celeste. Disegna a lungo."

Fagiolina sulle prime reagì bene alla nascita del fratellino, tanto da stupirci molto. La bomba scoppiò un mese dopo, con crisi di pianto e capricci. Al nido:
"Cerca molto il contatto corporeo, ogni tanto mi abbraccia, le piace quando la avvolgo con una stoffa e la trascino per la stanza, poi la sollevo e la dondolo sempre nella stoffa." 
E durante il periodo più difficile:
"Oggi non è serena come al solito, gioca sempre con le stoffe, ci si copre, vuole essere dondolata sulla palla, ma soprattutto cerca molte coccole e vuole stare in braccio. La accontento."

Il librone non manca di spiegarci anche il significato degli oggetti:
Materiali informi (stoffe, cuscini, acqua) rappresentano il vissuto concreto della prima fase della vita. E' il passaggio dall'appagante sicurezza del contenimento materno (all'interno del quale non c'è però alcuna evoluzione, crescita, riconoscimento di sè) ai rischi e alle responsabilità (ma anche alle grandi soddisfazioni) del vivere e del doversi battere per realizzare i propri desideri.
Palla di gomma morbida, più o meno grande, è il simbolo dell'individualità. Le palle grandi possono rappresentare un corpo grande o parti di esso (pancia, seno)  sul quale abbandonarsi e ricercare sensazioni di intenso piacere e di forte regressione. Per un bambino la palla media è spesso l'immagine di sè stesso, mentre le palle piccole possono rappresentare parti di sè o "pezzi" della sua identità non ancora integrate. Spesso vengono tenute insieme come dei beni preziosi.


E' incredibile come riusciamo ad assistere ai moti più reconditi dell'animo di un bambino (moti di cui il bambino stesso ha scarsa percezione) grazie a dei materiali così semplici. Le educatrici, che semplicemente hanno offerto gli strumenti giusti al momento giusto e sono poi restate ad osservare, ci hanno aperto una finestra sull'anima di Fagiolina!


*Ancora una volta mi rendo conto di come siamo stati fortunati a poter mandare Fagiolina in questo nido. Ho scoperto che non è così scontato che un nido, o una scuola materna, abbiano e forniscano un progetto educativo chiaro, ampio e interessante come quello che ci è stato consegnato (e che comunque si poteva anche scaricare da internet dal sito dell'azienda che lo gestisce). 

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