sabato 18 giugno 2016

Le mie prime dimissioni

Non so neanche più quante volte in questi ultimi mesi ho compiuto un gesto del quale mi sono detta: "da qui non si torna indietro". Quando ho accettato il nuovo lavoro, quando ho firmato il contratto, quando l'ho comunicato alla mia famiglia, quando ho firmato il nulla osta per il cambio di scuola di Fagiolina. Oggi ho fatto il più difficile: rassegnare le dimissioni. Di questi tempi, dare le dimissioni da un lavoro a tempo indeterminato, uno stipendio discreto e soprattutto sicuro, non è facile. Un incarico senza ferie, senza aspettative, senza malattia, senza maternità, ma comunque un lavoro che mi ha permesso di portare avanti la mia famiglia per cinque anni. Ho avuto tanti dispiaceri, su questo lavoro; primo fra tutti, e non lo dimenticherò mai, il dolore e il senso di ingiustizia per dover lasciare Fagiolino e Nanetto a 3 mesi di vita per i miei turni di 12 ore. E i miei genitori o GF che mi portavano in ambulatorio un Nanetto disperato dalla fame perchè lo allattassi. E il senso di frustrazione e di inadeguatezza quando i bambini piangevano mentre uscivo per fare la notte. E i saluti frettolosi, le cene fatte in piedi o non fatte per niente, e GF da solo a prepararli alla mattina. Ma ho anche conosciuto delle Colleghe e Colleghi fantastici, disponibili, onesti e collaborativi come ce ne sono pochi, purtroppo, nel nostro ambiente. Ho avuto la riconoscenza e il supporto di tantissimi pazienti, ho imparato a conoscere le persone, le loro case, le loro piccole difficoltà quotidiane. Credo di essere stata di aiuto ad alcuni di loro. Ho ricevuto gesti di stizza, di rabbia, di disperazione, di minaccia, di supporto, di riconoscenza, di amicizia. Ho visto le case di centinaia di persone: mi sono fatta un calcolo approssimativo e avrò fatto oltre 5000 visite, in questi 5 anni (ma sono 15 anni che faccio, anche se non continuativamente, questo mestiere, quindi sono certamente molte molte di più). Ho imparato a non aver (quasi) più terrore delle notti da sola, a mantenere il sangue freddo...ove possibile, a confrontarmi con la cronicità e con le urgenze. Credo di aver imparato a parlare con la gente.

Oggi ho scritto la prima lettera di dimissioni della mia vita.
Questo lavoro non prevede aspettative, sono una libera professionista, se sospendo la mia attività non ci sono alternative alla cessazione del rapporto di lavoro.

Oggi ho consegnato a mano le mie dimissioni: fare una raccomandata mi sembrava troppo impersonale.
I  miei superiori mi hanno a malapena degnata di uno sguardo, l'unica cosa che mi hanno chiesto è stata se davo un preavviso congruo. Nè un "in bocca al lupo", nè un "come mai?", o un "comunque, grazie" (ma questo di certo non me lo aspettavo, eh). Ho visto la totale indifferenza nei loro sguardi. Mi sono addirittura chiesta se effettivamente mi avessero riconosciuta.
Un medico, un professionista che dovrebbe essere una risorsa per questo Paese se ne va, e nessuno sembra accorgersene. Sono molto dispiaciuta, sembra che io non abbia lasciato nessun segno. Via una, sotto un'altra a sgobbare. Tutto questo non fa che rafforzare la mia determinazione. Cuocetevi nel vostro brodo: graduatorie bloccate, H16, H24, Sanità Pubblica, Sanità Privata, ECM, Decreti Ministeriali...non sono più affar mio.  
Come mi è capitato di ripetere più volte in questi giorni, raramente ho preso una decisione importante con così tanta sicurezza e fiducia, tuttavia... quanta, quanta amarezza mi lascio indietro!